Nebulizzazione per l’abbattimento odori? OK, ma occhio alla Legionella!

Nebulizzazione e Rischio Legionellosi

Di cosa ti parlerò

 

10+2 soluzioni per bonificare il tuo impianto di nebulizzazione, se vuoi scongiurare il rischio Legionella.

 

Non c’è problema tanto piccolo che non possa essere ingigantito.
–  Arthur Bloch: Legge di Ruckert (La legge di Murphy)

 

 

Georges Pompidou – Presidente della Repubblica Francese intorno agli anni ’70 – disse: “Ogni problema risolto (con leggerezza – aggiungo io), ne fa nascere altri, in genere più difficili”.

Con questo aforisma, voglio riagganciarmi ad un mio articolo, di qualche mese fa, sull’abbattimento dei cattivi odori negli Impianti di Compostaggio Industriale, dove lanciai il sasso su quella che è la mia personale opinione, riguardo la oramai obsolescenza ed inadeguatezza della nebulizzazione, come sistema per la deodorizzazione.

Se hai avuto modo di leggerlo, ricorderai che ho elencato giusto 3 motivazioni principali. Di queste però, la più problematica, quella che merita un maggiore approfondimento, è senza dubbio la seconda: il Rischio Biologico.

 

Il problema non è affatto di poco conto. Se infatti, provi a dare uno sguardo su internet, alla ricerca di sistemi per l’abbattimento dei cattivi odori, troverai che la maggior parte delle soluzioni proposte, è costituita da impianti di nebulizzazione. Si tratta sicuramente del sistema più antico e conosciuto ad oggi, con un livello di ottimizzazione e perfezionamento tale che, in specifiche applicazioni, gli hanno permesso di raggiungere rendimenti veramente interessanti.

Purtroppo però, se le linee del sistema di nebulizzazione non vengono realizzate con tutti i crismi e soprattutto non si provvede ad una regolare manutenzione, pulizia e disinfezione generale e secondo precisi standard qualitativi, esiste il serio rischio che vi si possano sviluppare all’interno, intere colonie batteriche patogene, tra cui la famigerata Legionella, che costituisce un rischio biologico molto importante, …e, in alcuni casi, anche mortale!

Nebulizzazione - Legionella Pneumophila

 

Ma cos’è questa Legionella?

Era l’estate del 1976 quando una nutrita rappresentanza di veterani dell’American Legion, di rientro da una convention tenuta in un Hotel di Philadelphia (in occasione del 200° anniversario della firma della Dichiarazione di Indipendenza), iniziò a sentirsi male, mostrando strani sintomi, simili a quelli della polmonite: stanchezza, dolori al petto, congestione polmonare e febbre a 41°C.

Già solo dopo pochi giorni, iniziarono le prime morti. Apparentemente sembravano per un attacco di cuore, ma ciò non convinse molto i medici, per una coincidenza un po’ troppo sospetta: tutti avevano partecipato a quella convention.

Sui numeri c’è un po’ di discordanza tra le varie versioni, ma diciamo che, delle migliaia di legionari che parteciparono, circa 220 si ammalarono e più di 30 morirono in poco tempo!

Nonostante il Centro per il Controllo delle Malattie ed il Dipartimento della Sanità della Pennsylvania, si attivarono immediatamente, ci vollero ben 6 mesi, prima che il microbiologo Joseph Mc Dade scoprisse la reale causa di questa epidemia. Fu infatti durante una conferenza stampa, indetta il 18 gennaio 1977, che venne annunciata la scoperta di un nuovo batterio, che fu chiamato Legionella Pneumophila, causa principale di quella che venne soprannominata “Legionellosi” o “Malattia del Legionario“.

Il ceppo batterico, aveva colonizzato ed infettato tutto il sistema di condizionamento dell’aria dell’Hotel, diffondendosi nelle camere, veicolato dal vapore acqueo.

 

Che legame c’è tra nebulizzazione e Legionella?

Ad oggi, della specie Legionella, se ne conoscono in realtà, circa una cinquantina di ceppi batterici diversi, ognuna con proprie specifiche peculiarità. In linea di massima però, tutti tendono ad annidarsi e proliferare preferenzialmente in bacini idrici naturali ed artificiali, come: acque sorgive (incluse le termali), fiumi, laghi e zone paludose o fangose, e dove la temperatura sia compresa preferibilmente tra i 25 e i 55°C.

Se le condizioni ambientali lo permettono, questi batteri possono raggiungere e svilupparsi anche nelle condotte e negli impianti idrici sia civili che industriali.

Tra tutti i ceppi batterici della Legionella, la Legionella Pneumophila, è quella capace di infettare l’uomo, provocando la cosiddetta Legionellosi o Malattia del legionario. Si tratta di una malattia infettiva che colpisce specificatamente l’apparato respiratorio.

 


È bene sottolineare che questa malattia, non si trasmette da uomo a uomo e neanche bevendo o utilizzando acqua infetta per cucinare, ma solamente mediante inalazione di vapori o aerosol contenenti il batterio. Le goccioline devono infatti essere sufficientemente piccole (diametro inferiore ai 5 micrometri), per far sì che possano essere inalate ed arrivare sino agli alveoli polmonari, dove la Legionella Pneumophila possa insediarsi e propagare l’infezione.


 

Una volta insediata, il periodo di incubazione può variare dai 2 ai 10 giorni. I sintomi respiratori e polmonari, si manifestano principalmente con 2 quadri clinici distinti: una forma più lieve chiamata Febbre di Pontiac e quella decisamente più grave e mortale detta Legionellosi.

1) La Febbre di Pontiac ha un periodo di incubazione di 3 o 4 giorni e si risolve solitamente da sola entro 2 massimo 5 giorni. I sintomi sono un malessere generale e cefalee seguite da febbre;

2) La forma più grave è la Legionellosi. Ha un periodo di incubazione più lungo, che arriva anche ai 5-6 giorni e provoca (oltre a malessere generale, cefalee, tosse e febbre), anche sintomi gastrointestinali, neurologici e cardiaci, con diverse e probabili complicanze, sino a sfociare in polmonite, imponendo quindi un trattamento antibiotico via endovenosa. Nei casi più gravi, soprattutto in soggetti più anziani, malati cronici o immunodepressi, può spesso portare alla morte.

 

In Italia si registrano normalmente, poche centinaia di casi all’anno di infezioni da Legionella, ma c’è il sospetto che tale numero possa essere in realtà sottostimato. Molto spesso infatti, questa infezione non viene diagnosticata come tale e fortunatamente, solo meno del 15% dei casi arriva ad essere letale.

Le difficoltà maggiori a diagnosticare una polmonite da Legionella sono dovute al fatto che i sintomi non si distinguono dalle altre forme batteriche o atipiche di polmonite, ma solamente dalla modalità di propagazione dell’infezione ad altri organi extrapolmonari.

 

Chi è maggiormente esposto al rischio Legionella?

Ovvio che la patogenicità della Legionella è legata alla sua concentrazione. Ad oggi purtroppo, non è ancora nota la Dose Minima Infettante, però devi sapere che esistono diversi fattori che, in qualche modo, possono agevolare la virulenza della Legionella ed il conclamarsi della malattia, come ad esempio:

1. Sesso maschile;
2. Età avanzata;
3. Il fumo di sigaretta;
4. Il consumo di alcol;
5. Patologie cronico-degenerative del polmone (asma, broncopneumopatie croniche, etc.);
6. Patologie che causano immunodepressione (tumori, malattie cardiovascolari, renali, diabete, HIV, etc.);
7. Immunodeficienza acquisita a seguito di interventi per il trapianto di organi;
8. Farmaci che causano immunodepressione (corticosteroidi, antitumorali, chemioterapici, anti-rigetto dopo il trapianto di organi, etc.).

Nebulizzazione - abbattimento odori

Con la nebulizzazione, cosa devo fare per evitare il rischio Legionella?

La prima risposta che mi viene subito in mente e che prediligo senza alcun dubbio è: non usare la nebulizzazione per abbattere i cattivi odori. Esistono validissime alternative, molto più performanti e sicure! …ma questo lo vediamo meglio più avanti.

Per adesso restiamo concentrati e cerchiamo di vedere come evitare il rischio Legionella, se ti sei già fatto installare un impianto di nebulizzazione, per abbattere i cattivi odori.

Il primo e più importante passo per scongiurare il rischio Legionella, parte proprio dalla prevenzione, ossia: l’impianto di nebulizzazione, dovrebbe essere progettato e realizzato con competenza ed accuratezza, evitando in ogni modo: terminali ciechi, zone di ristagno, tubazioni esageratamente lunghe, tratti di linea esposti all’aria atmosferica (vasi di espansione, vasche di ricircolo, serbatoi di adduzione, etc.), ma soprattutto, è categorico venga effettuata regolarmente, una specifica e completa pulizia e disinfezione di tutta la linea.

 

Ora, quanti stabilimenti conosci che abbiano una cura così, quasi maniacale, per il proprio impianto di nebulizzazione? Soprattutto quanti capannoni dove si lavorano gli RSU (Compostaggi Industriali, Rifiuti da Raccolta Differenziata: imballaggi in plastica, in vetro, lattine, etc.), quanti sistemi di abbattimento odori depuratore, nelle zone di Trattamento dei Fanghi di depurazione e quanti allevamenti zootecnici, etc.? Si tratta di attività dove la rassegnazione allo sporco ed alla puzza, sembra giustificare una sorta di trascuratezza, supportata da una non meglio specificata logica del: “ciò che non mi uccide, mi fortifica!”.

Nebulizzazione - Rischio Biologico

È possibile prevenire il rischio Legionella, in un impianto di nebulizzazione ?

Se hai già fatto installare da un po’, un impianto di nebulizzazione e non ti sei mai preoccupato di farlo sanificare a dovere, allora è bene che inizi a farci un pensierino.

Innanzitutto, considera subito un punto fondamentale: il Rischio Legionella è ben contemplato anche nel D.Lgs. 81/08 (il Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro) come Agente Biologico di classe 2. Quindi, se hai un impianto di nebulizzazione, considera che dovresti inserire questo rischio, anche nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), che hai già redatto.


Per prevenire ogni rischio, devi sapere che: la Legionella Pneumophila è un batterio, capace di tollerare bene il freddo (sopravvive tra i 5 e i 55°C); raggiunge il suo picco di attività con temperature dell’acqua comprese tra i 25 e i 42°C (sotto i 22°C è solitamente inattivo) e muore rapidamente se sottoposto a temperature superiori ai 55°C.

Va da solo quindi che, l’estate sia il momento in cui questo rischio infettivo può crescere esponenzialmente!


 

In un impianto di nebulizzazione, i punti di maggiore criticità, sono:

1. le tubazioni vecchie e mai ripulite, con probabili depositi ed incrostazioni calcarei all’interno;
2. le zone di ristagno, ostruite o tratti ciechi ed isolati;
3. i serbatoi di accumulo e sistemi di ricircolo;
4. fenomeni evidenti di usura e corrosione
5. particolari tipologie di ugelli, etc..

 

Se da un controllo visivo, noti la presenza di incrostazioni, sedimenti, biofilm, alghe ed amebe, causate da condizioni di stagnazione, sappi che sono proprio queste, le zone che rappresentano un perfetto habitat naturale, oltre che un’ottima protezione e nutrimento, per la Legionella. Qui risultano protette anche da eventuali condizioni critiche per loro, come: temperatura elevata e presenza di disinfettanti.

Inoltre non dimenticare che la Legionella, possiede un’elevata resistenza ad ambienti sia acidi, che alcalini, riuscendo a sopportare tranquillamente, valori di pH compresi tra 5,5 e 8,1.

 

Quali sono i sistemi migliori per bonificare un impianto di nebulizzazione dalla Legionella?

Le modalità di bonifica delle linee di un impianto di nebulizzazione, variano molto da caso a caso. Considera che, non solo ogni impianto è diverso da un altro (materiale e qualità diverse di tubazioni, guarnizioni, valvole, ugelli, etc.) ma, in particolare, dovendo eliminare tutte le possibili cause scatenanti, come: i biofilm, le alghe, i sedimenti o le incrostazioni, etc., le tecniche saranno necessariamente diverse. Per questo ti consiglio di rivolgerti ad una ditta specializzata, che possa garantirti e certificarti il risultato.

 

Ad ogni modo, in linea del tutto generale, le possibili tecniche di bonifica di un impianto di nebulizzazione, possono essere elencate così:

1. Trattamento Termico Standard: si fa circolare, in tutte le linee di nebulizzazione, sino agli ugelli, acqua calda, mantenuta ad una temperatura costante e superiore ai 60°C. Questa situazione, è capace di inattivare rapidamente la legionella;

2. Shock Termico: in questo caso invece, mediante appositi scambiatori di calore, si fa circolare sempre sino agli ugelli, acqua calda ma ad una temperatura di oltre 70-80°C. Il trattamento dovrà durare come minimo 30 minuti al giorno e ripetuto per almeno tre giorni consecutivi;

3. Iperclorazione Continua: mediante una pompetta dosatrice, si fa circolare del cloro, nell’impianto di nebulizzazione, sotto forma di Ipoclorito di Sodio o di Calcio, cercando di raggiungere e mantenere una concentrazione costante, compresa tra 1 e 3 mg/l;

4. Iperclorazione Shock: in questo caso invece si cerca di mantenere in tutta la linea di nebulizzazione, una concentrazione di cloro di oltre 50 mg/l per minimo un’ora, oppure di 20 mg/l per due ore;

5. Biossido di Cloro: questo composto, può essere utilizzato come trattamento di disinfezione in continuo, poiché le concentrazioni di cloro utilizzate, sono veramente ridotte. Il Biossido di Cloro ha la capacità di resistere inalterato per lungo tempo, riuscendo così a debellare la Legionella, anche in quelle linee dell’impianto di nebulizzazione molto lunghe. I dosaggi variano da 0,2 a 0,4 mg/l, concentrazioni talmente basse che non creano alcun danno alle tubazioni. Altri vantaggi, questo sistema non produce sottoprodotti tipo i Trialometani (THM) e viene direttamente prodotto in loco, durante il trattamento, con appositi generatori;

6. Monoclorammina: è un disinfettante molto più stabile ed efficiente rispetto al cloro libero, non produce sottoprodotti come i Trialometani (THM) e necessita di dosaggi minimi (di 2 o 3 mg/l), per riuscire a debellare rapidamente la legionella;

7. Ionizzazione Rame-Argento: mediante un processo di elettrolisi, vengono generati e diffusi nelle condotte della nebulizzaione, ioni caricati elettricamente di Argento (Ag+: con tenori di 0,02-0,08 mg/l) e Rame (Cu2+: con tenori di 0,2-0,08 mg/l), per la loro spinta azione antibatterica, antifunginea ed antivirale;

8. Colloidi Rame-Argento: a differenza della ionizzazione, molto più instabile, in questo caso si utilizzano delle nano particelle, dotate di oltre 6 milioni di ioni posizionati sulla superficie, in grado di alterare le membrane cellulari della Legionella, agendo da vero biocida;

9. Perossido di Idrogeno e Argento: l’azione battericida in questo caso, è ottenuta mediante un’azione sinergica tra l’argento ed una soluzione concentrata di Perossido di Idrogeno H2O2 (nota come acqua ossigenata).

10. Ozono: grazie alla sua elevata capacità ossidante, l’ozono penetra, ossida e distruggere la membrana cellulare della Legionella, portandola alla morte;


+1. Raggi ultravioletti: flusso d’acqua in ingressoattraversando un fascio di luce UV a 254 nm, generata da specifiche lampade, viene completamente sterilizzato. In questo modo proteggerai più a lungo il tuo impianto di nebulizzazione, dal rischio Legionella;

+2. Microfiltrazione: costituisce un’altra possibile barriera meccanica a protezione delle linee di nebulizzazione, dal batterio della Legionella. Se l’azione filtrante arriva sino ai 0,2 µm, allora è praticamente garantita una protezione assoluta (al 100%). Possono essere inseriti in punti strategici dell’impianto di nebulizzazione, ma è necessario sostituirli con una certa frequenza, secondo le indicazioni del produttore.

 

I trattamenti che ti ho proposto, sono tutti in egual misura più o meno efficaci, ma sono sicuro che mentre leggevi questo lungo elenco, anche dentro la tua testa, hanno iniziato a riecheggiare frasi tipo: “…che casino! …chissà quanto mi costa? …eppure l’acqua che utilizzo, è già clorata, …ma chi me lo fa fare?”

Allora, per quanto riguarda la clorazione dell’acqua industriale, a meno che tu non la utilizzi in specifici cicli produttivi, mi insegni che, il valore massimo a cui può arrivare il tenore di cloro è 0,2 mg/l (ma solamente in casi eccezionali), altrimenti è solitamente di 0,08 mg/l, se non addirittura nullo.

Mentre per quanto riguarda seccature, costi è fattibilità di dover ripetere periodicamente la bonifica delle linee di nebulizzazione, hai tutta la mia solidarietà e concordo assolutamente con te! Alla lunga, tra grattacapi, fermo impianto e costi vari, un semplice ed economico impianto di nebulizzazione, può arrivare a costarti diverse volte l’investimento iniziale!

Sì, hai letto bene “fermo impianto”: a seconda della tecnica che decidi di usare, se hai un impianto di Compostaggio Industriale o se nello stabilimento opera del personale, non penserai mica di nebulizzare sui cumuli o in testa agli operatori, ad esempio, acqua bollente ad 80°C o con tenori di Cloro (varecchina) di 50 mg/l?

 

Ci sono alternative alla nebulizzazione, per l’abbattimento odori?

Come accennato prima, l’alternativa n.1 per me, è proprio “non utilizzare per niente la nebulizzazione, per abbattere i cattivi odori“, se non con tecnologie facili da tenere sotto controllo, come i sistemi a cannoni d’acqua, dotati di un proprio serbatoio limitato, che si esaurisce ad ogni utilizzo e può essere facilmente lavato.

Altrimenti, il mercato offre tantissime altre alternative, come: sistemi biologici, trattamenti aria-aria, mediante frequente lavaggio della pavimentazione mediante una spazzatrice stradale, aspirazione e deodorizzazione in scrubber e biofiltro, etc., ma se vuoi il mio parere spassionato, io rimango fedele a quella che secondo me è, in assoluto, la miglior tecnologia, più sicura e performante ad oggi sul mercato europeo e mondiale: il Microtec®, di cui ho già parlato diffusamente, nell’articolo Abbattimento Odori nel Compostaggio Industriale. Se sei interessato, ti consiglio vivamente di dargli una lettura, …credimi se ti dico che anche tu ne rimarrai sorpreso!

 

Conclusioni

Una terza alternativa alla nebulizzazione, che consideri il non far installare proprio niente e sperare che, prima o poi, le popolazioni vicine si abituino e smettano di lamentarsi, oramai non è più contemplabile.

Tutti gli stabilimenti che, per la natura dell’attività svolta, rilasciano emissioni odorigene, sono costretti a porvi rimedio, scegliendo e facendo installare un idoneo sistema di abbattimento odori.

Far rispettare questa responsabilità, prima veniva molto in salita per i giudici, che erano costretti a piegare al loro volere il Codice Penale (leggi l’articolo Odori Molesti Normativa); ma dal 19 dicembre 2017, con l’emanazione dell’art. 272-bis del D.Lgs. 152/2006, dedicato specificatamente alle emissioni odorigene, far rispettare quest’obbligo, ha iniziato ad essere un po’ più in discesa per loro.

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